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  • lorellasavazzi
  • 5 nov 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 6 nov 2023


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Samarcanda……solo evocare questo nome, per come è fatta la parola, per le sonorità che sprigiona, ti sposta la mente in posti esotici e ti sembra di entrare in una favola della principessa Shahrazad ne "Le mille ed una notte", o perlomeno non so per voi, ma questo è l’effetto che ha sempre fatto su di me.

E quindi l’Uzbekistan non poteva non entrare nella mia lista dei paesi da visitare, tanto più quando anni fa ho visto alcune fotografie su riviste come National Geografic dei suoi meravigliosi monumenti appunto da favola.

Ad inizio febbraio, mentre stavo aspettando l’aereo per andare a Parigi, pensavo al mio sessantesimo compleanno che si stava avvicinando, un’età tonda ed anche un po' di svolta perché nella mia mente porta ad un altro periodo della vita, e cresceva il desiderio di festeggiarlo in un posto significativo e bello. Così, avendo la fortuna di una data che non è anonima del 21 marzo, equinozio di primavera, mi metto a cercare se ci fossero dei festeggiamenti da qualche parte del mondo, e cosa scopro? Che nei paesi che facevano parte anticamente dell’impero persiano, si festeggia il capodanno persiano, la festa più importante ed antica in paesi come l’Iran, l’Iraq ed anche festa nazionale nell’Uzbekistan, quindi quale combinazione migliore ci poteva essere per visitare questo paese!

Mi documento un po', organizzo il viaggio ed il 17 marzo sbarchiamo all’alba all’aeroporto di Urgench con l’aria frizzantina in una splendida giornata di sole ed all’uscita per la prima volta nella mia vita, una cosa che mi diverte sempre molto quando la vedo all’arrivo negli aeroporti, ci aspetta una persona con il cartello Savazzi Lorella, e penso: Oh! finalmente anch’io ho il mio cartello! Era ovviamente l’autista che ha mandato a prenderci il B&B che si trova nel centro storico di Khiva. Ora c’è da sapere che il tris delle città assolutamente da visitare in questo paese, la capitale Tashkent è moderna e volendo la si può anche tralasciare, sono Khiva, Bukara e Samarcanda, ed io ho deciso di iniziare il viaggio dalla più piccola e si è rivelata una buona scelta. Quando siamo entrati nella struttura e salendo anche sul terrazzo dove c’era una bellissima vista panoramica sulla cittadina, ho respirato profondamente ed ho pensato: ecco qui inizia la mia favola!

Bella, bella, bella, girando per le vie del centro, mi sembrava di essere, con le dovute differenze architettoniche, in una bellissima cittadina italiana come può essere una Siena e così avevo un sentimento misto di apprezzamento per il nostro bel paese con l’immenso patrimonio storico che abbiamo, ma con la consapevolezza che la storia e le meraviglie storiche ci sono altrettanto anche da altre parti del mondo e vanno visitate.

Girare tra questi monumenti dai colori della terracotta e rivestiti con un lavoro certosino da maioliche in tutte le sfumature dell’azzurro fino al blu intenso è un piacere per gli occhi. Entrare nelle Madrasse, queste antiche università islamiche dove, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, si studiavano tutte le scienze e dove dal balcone periodicamente i maestri riferivano pubblicamente i progressi degli studenti, è un piacere per lo spirito.

Ebbene di queste scuole sia Khiva che Bukara sono piene, a dimostrazione di quanto fosse alto il livello culturale delle popolazioni che vivevano qui, arricchite anche dagli scambi culturali che venivano dal fatto di essere un crocevia tra oriente ed occidente.

L’eleganza di questi monumenti è incredibile; la bellezza è superba, ti sovrasta ed è tale da farti sentire come uomo veramente piccolo di fronte a lei. Mi è capitato di stare più di un’ora seduta nella piazza di Bukara (ma non solo lì) perché si respirava una tale armonia architettonica che non riuscivo a distaccarmene, e quando sono andata in altre strade, sono dovuta ritornare e restare lì ancora il tempo necessario a soddisfare questa arsura di bellezza che mi si scatenava.

Mi hanno anche spiegato poi che la disposizione dei monumenti, mettendoli uno di fronte all’altro che c’è in piazza a Bukara o a Samarcanda, è una tecnica architettonica per fare in modo che i monumenti dialoghino tra di loro e creare un’armonia particolare del luogo, e posso testimoniare che pur non sapendo questo, in effetti funziona perchè il mio corpo l’ha recepita. Si narra anche che Gengiskan, che notoriamente quando conquistava una città la radeva al suolo, arrivando a Bukara e vedendone la sua bellezza, ne sia rimasto affascinato e l’abbia risparmiata.

E per chi ama l'artigianato, vestiti, stoffe e tappeti dai mille disegni e colori, il vasellame, le spezie, oppure i copricapi tradizionali di pelo di Khiva che erano una volta portati scuri per gli abitanti della città o bianchi per gli stranieri, con una cura estetica nell'esposizione molto accattivante, qui insomma uno ha di che sbizzarrirsi e l'unico problema è lo spazio in valigia perchè porteresti a casa tutto.

Ma direte e la festa? La festa chiamata Navruz e si festeggia per l’appunto il 21 marzo (ma inizia anche qualche giorno prima) ed è il così detto capodanno persiano, che se vogliamo vedere in effetti ha più senso del nostro piazzato nel periodo più buio e freddo dell’anno, perché questo invece essendo nell’equinozio di primavera, significa l’inizio di una nuova vita, del risveglio ed il rifiorire della natura, e quindi di buon proposito per un nuovo anno.

E’ la festività più antica che si conosca sulla terra, ed ha un significato di condivisione molto profonda, i preparativi per Navruz iniziano in anticipo: khashar (pulizia collettiva di strade, cortili e locali), abbellimento, piantagione di fiori e alberi, e Khudoyi darvishona (eventi di beneficenza). Per Navruz si perdonano gli sgarbi ai nemici e si condivide tutto con gli amici, si fa l’elemosina o qualche offerta ai più bisognosi, ci si compra un vestito nuovo, dalla campagna si va e ci si ritrova nelle città, si fanno dei piatti particolari e tra i piatti delle feste il più sacro e preferito è il sumalak. Per cucinarlo correttamente bisogna osservare una serie di rituali e la preparazione del sumalak è sempre un'occasione gioiosa, alla quale partecipa tutto il vicinato. Durante la cottura si cantano canzoni nazionali, si balla e si raccontano leggende locali. Le giovani ragazze possono mescolare nel grande calderone di sumalak per esprimere un desiderio, di solito per la nascita di un bambino, mentre viene bollito. Quando il sumalak viene cucinato, tutti nel cortile lo ricevono come gesto di misericordia e di amicizia. Questo cibo ha una preparazione molto lunga, inizia qualche giorno prima mettendo in ammollo del grano con dell’acqua , e poi strizzandolo il giorno della festa, si cuoce questo liquido facendolo bollire dal mattino in grossi pentoloni insieme a farina e zucchero.

Viene posizionato sopra un fuoco in un cortile dove si aggregano i vicini di casa (è una festa di condivisione), viene mescolato dalle donne e solo da loro, mentre gli uomini preparano la musica o suonano essi stessi dal vivo, per poi verso sera mangiare questa polentina dal sapore quasi di castagna sul pane e ballare insieme i balli tradizionali. Passeggiando per strada; soprattutto a Kiva, ogni tanto si vede qualche raggruppamento come questo, e non essendoci tantissimi turisti stranieri in questo periodo, noi curiosando ci invitano ad entrare nei cortili, e tutti quando dico che il mio compleanno è proprio il 21 marzo mi dicono che sono una Navruza, che rappresento la nascita in tutto e per tutto, e pertanto ho la fortuna anch’io di mescolare insieme alle donne la pentola e non mi tiro indietro anche quando mi fanno ballare insieme a loro i balli tradizionali, tra l’altro anche molto belli e coreografici. Questo popolo è stata una vera e propria rivelazione per cordialità ed ospitalità, dai ragazzi delle scuole che ti fermano per strada per fare pratica in inglese, dagli anziani ai bambini che chiedevano di fare una foto con mio marito e tenerla come ricordo, ti propongono i loro lavori di artigianato ma senza essere invadenti, insomma ti fanno sentire bene come a casa e per certi versi anche meglio di casa. Oltre alle città abbiamo anche fatto una giornata in auto con il nostro autista, nel Karakalpastan, una zona in gran parte desertica e molto rurale, povera ma con quella povertà rurale di grande dignità, ricordandomi le nostre campagne di una volta. Ci fermiamo un attimo lungo la strada per fotografare una tipica casa agricola e vediamo la padrona con una bambina piccola intenta a preparare il pane nei tipici forni a legna della zona, un pane bellissimo a forma rotonda e abbellito da dei ricami che fanno grazie a degli stampi appositi, con un profumo veramente squisito e lei ce lo mostra orgogliosa offrendocene uno. Facciamo una fotografia insieme e noi non abbiamo niente da dare in cambio se non un pacchetto di caramelle per la bambina che corre felice dalla mamma mentre ce ne andiamo. Ora, io non so se noi siamo ancora così disponibili verso le persone sconosciute che arrivano davanti al cancello di casa nostra, non so se con la nostra chiusura che si è accentuata soprattutto negli ultimi tempi stiamo meglio. Io so che più ci chiudiamo, più perdiamo delle occasioni di sorrisi, di abbracci, di scambi di emozioni ed ogni cosa che si perde non può far altro che renderci più poveri e pertanto ringrazio questo popolo per tutte le emozioni belle e di fratellanza che mi ha dato in questo viaggio, augurandogli di preservare questo spirito..


Cliccando sotto si va alla pagina dell'itinerario con maggiori dettagli e fotografie








 
 
 
  • lorellasavazzi
  • 23 ott 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

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Quando ho visto la prima volta la foto di questo posto, ho pensato: ma davvero esiste?

Devo assolutamente andarci!

Bene, per tanto che abbia guardato foto e video su internet, per tanto che mi sia caricata nell'attesa tanto che speravo non fosse poi una delusione,

quando sono stata lì, i miei occhi si sono connessi con il cuore ed ho pianto.

Sì, perchè la troppa bellezza mi commuove sempre e mi fa piangere di un sentimento forte, una mescolanza tra la gioia della fortuna di gustarla e la malinconia del fatto che dovrò distaccarmene.

Ma tutta la regione del Mangystau ha qualcosa di particolare, i suoi paesaggi hanno una potenza d'impatto visivo incredibile e ti sembra quasi di non essere neanche sulla terra. Inoltre il fatto che sia per lo più disabitata o con pochissime strutture, e dovendo così dormire in tenda, c'è un contatto totale con la natura e la sua energia. Infatti i tour di più giorni prevedono per l'appunto di girare in jeep 4x4 con autista e di dormire in tenda. Siamo (io, mio marito ed un amico) arrivati al mattino presto ad Aktau, la capitale della regione e qui abbiamo sostato la giornata per prenderci un pò di pausa dal viaggio aereo e perchè il tour privato che avevo prenotato era previsto per il giorno successivo.

Abbiamo quindi girovagato piacevolmente per il bel lungomare costellato di statue e bronzi affacciato sul mar Caspio, sapendo che il resto della città è moderna e molto anonima.

La giornata ci ha comunque riservato una bella sorpresa, in quanto stavamo cercando una caffetteria aperta per bere e mangiare qualcosa quando abbiamo visto delle tende yurta montate davanti ad una casa, con un profumo di cibo che arrivava e con della gente vestita a festa. Avvicinandoci per vedere cosa ci fosse, siamo stati invitati ad entrare ed a mangiare e bere insieme a loro, con una accoglienza a cui noi non siamo tanto abituati. Lì la padrona di casa ci ha detto: "Questa è la commemorazione di mia mamma con parenti ed amici e che nella tradizione si fa a sette giorni dalla morte. Lei aveva una adorazione straordinaria per l'Italia, io sono venuta una volta ma lei purtroppo non ha mai avuto l'occasione di andarci. Sembra quasi che vi abbia chiamato lei qui ad onorarla. Per noi è un piacere ospitarvi e dividere il cibo con voi" Non vi dico l'emozione che traspariva dagli occhi della figlia mentre ci diceva questo ed anche per me sentire queste parole. Il banchetto aveva tutte le pietanze della cucina locale, con ogni tipo di carne (tranne il maiale) arrostita o bollita ed accompagnata con il riso, dolcetti fatti in casa oltre alla frutta secca come datteri prugne uvetta, insomma una meraviglia per il palato ed un esperienza che ricorderò sicuramente.

Il mattino seguente è iniziato il tour; io avevo contattato una agenzia di Almaty che ci ha dato Anton, una guida fantastica ed autista davvero esperto. Ci siamo quindi diretti nel punto più lontano del giro a Karunzharyk e riuscendo ad arrivare lì un pò prima del tramonto.

Cosa dire, eravamo solo noi quattro persone davanti all'immensità di questo lago salato, con queste colline solitarie che dominavano la scena, ed il silenzio profondo rotto solo dal vento. Cena buonissima di pollo alla griglia con verdure preparata da Anton, con una serata passata chiaccherando sotto le stelle e dormendo poi nelle tende a strapiombo su questo paesaggio che sembrava di un altro pianeta.

Al mattino ci ha svegliato un'alba con il sole che piano piano ha illuminato di rosa le colline di fronte a noi e regalandoci uno spettacolo tenue e delicato. Ripartenza e, sempre in tracciati fuoristrada siamo arrivati a Bokty Mountaniers, la montagna simbolo del paese e stampata anche sulla moneta da 1000 e lì vicino c'è Kyzylkup detto anche Tiramisù (nominato da un italiano così ed adesso conosciuto con questo nome) dove è stato emozionante passeggiare sulle sinuose curve colorate di queste montagne. Poi abbiamo ripreso la strada attraversando per pochi kilometri l'unica statale che taglia la zona in due, e fermandoci a bordo strada per fare uno spuntino, vediamo che si ferma dall'altro lato della strada una jeep con una cartina stampata sul finestrino dietro ed un adesivo dell'Italia, al che urliamo: ciao Italia! E scopriamo che nella jeep ci sono due pensionati bergamaschi che dall'Italia sono andati fino al Pamir e da li stanno tornando, così li invitiamo a seguirci per visitare insieme la famosa depressione di Bozjyra nella riserva naturale di Ustyurt.

Ebbene, quando arrivi dall'alto ti si presenta uno spettacolo che ti toglie il fiato.

L'impatto della vastità del posto, di queste guglie con le sfumature che vanno dal crema al bianco e che si stagliano sulla piattissima pianura, sono di una bellezza incredibile, non ti stanchi di immergere il tuo sguardo in questo panorama, ed ancora oggi a distanza di un mese mi prende la nostalgia, sento la mancanza di perdermi in questa bellezza.

Con Anton abbiamo visitato diversi punti panoramici dall'alto e poi siamo andati giù, dove abbiamo pernottato in un posto fantastico ai piedi delle Zanne (le due montagne così chiamate per la loro forma) con l'accampamento delle due jeep.

Anton ci ha stupito cucinando in una pentola a pressione afgana, una buonissima zuppa di storione e riscaldandoci con questa minestra calda, abbiamo ascoltato alcuni racconti degli amici italiani nella loro bellissima avventura attraverso gli Stan. Con la luce della luna e all'ombra delle Zanne, sotto una notte stellata ma ventosa, abbiamo dormito nelle nostre tende.

Il giorno dopo abbiamo girato ancora un pò per questa fantastica vallata e poi ci siamo diretti a Tuzbaiyr salt marsh, un altro luogo che ha un forte impatto emotivo.

Un grandissimo lago salato che in quei giorni era asciutto e ci si poteva camminare sopra,

con uno strato bianco cristallino di sale e circondato da scogliere bianche che con curve dolci si appoggiano sulla linea piatta del lago, con la luna che sorgeva dal lato opposto del sole che scendeva ed il silenzio assoluto, insomma il Mangystau ci ha regalato ancora un tramonto bellissimo e ricco di tante emozioni.

All'indomani abbiamo proseguito per altre vallate e formazioni rocciose sempre molto belle,

ma un'altra cosa che mi ha piacevolmente impressionato è che, in queste lande sconfinate, lontano da qualsiasi centro abitato, ogni tanto si trovano delle moschee antiche sotteranee, come Shakpak ata o Sultan Epe e che abbiamo visitato. Queste sono state scavate nella roccia centinaia di anni fa da o in onore di persone mistiche islamiche e, come per molte nostre chiese, la sensazione che ho avuto, sarà per i posti dove sono costruite, sarà perchè essendo luoghi di preghiera c'è molto rispetto delle persone che vengono qui, sono luoghi come avvolti da un'aurea mistica con molta energia anche perchè non sono monumenti ma utilizzati ancora dai fedeli per la preghiera. Un' altro segno di grande accoglienza di questo popolo è il fatto che ci sono delle scritte all'ingresso dove è consentito a tutti di entrare a visitarle, ed anche dimostrato dal fatto che incrociando un anziano che stava uscendo, questo ha stretto le mie mani tra le sue facendomi un augurio nella sua lingua, dandomi una forte emozione ed un sentimento di unione nella diversità. E' stato di una settimana il nostro soggiorno in Mangystau, ma mi è sembrato molto più lungo perchè intenso per le cose viste e per le emozioni provate, insomma una regione ancora vera e che ti rimane dentro con la voglia di ritornare.

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  • lorellasavazzi
  • 11 ott 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 19 set 2024



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Deserto Wadi Rum (Giordania)


Potrei dire che fin da piccola mi sono innamorata delle immagini delle carovane nel deserto che vedevo nei film o in televisione, e potrebbe sembrare la solita storia, ma è vero.

Potrei dire che guardando film come Star Wars o Dune, aspettavo i titoli di coda per vedere se scorgevo dalle scritte i luoghi dove erano stati girati, e potrebbe sembrare strano, ma è vero.

Potrei dire che quando ho letto il libro Il Piccolo Principe mi sono commossa e l'ambientazione nel deserto ha contribuito a questo.

Potrei dire che nelle riviste di viaggi, quando ancora non c'era internet, guardando i reportage e le immagini dai deserti pensavo: "un giorno anch'io sarò lì", e potrebbe sembrare solo un sogno, ma a me piace se posso realizzare i sogni.


Gli Arabi identificano il deserto Rubʿ al-Khālī "Il quarto vuoto" ("quarto" inteso come "quarta parte" dopo cielo, terra e mare) e vuoto proprio per l’assenza di presenza umana e per la sua inospitalità.

Ecco, è questo vuoto che mi affascina.

Mi affascina,

perchè la pulizia dall’inutile e l’assenza di fronzoli,

 valorizza le poche cose che ci sono e ti permette di arrivarne all'essenza

Perchè è il posto che essendo perlopiù disabitato dagli esseri viventi,

il silenzio ha un valore diverso e più intenso,

ed è talmente silenzioso che riesci a sentirne il rumore.

Perchè qui tutte le cose sono importanti e vere,

il sole è veramente caldo, la notte è veramente buia e le stelle brillano veramente.

Perché qui le nuvole raramente sono minacciose

sono bianche e sembrano quasi danzare sul cielo azzurro,

e scherzando con gli abitanti gli ricordano

che portano solo un’illusione di pioggia che in realtà non verrà.

Perchè qui una pianta, un animale, un uomo,

devono essere bravi a trovare l'acqua e scaltri a conservarla,

intelligenti a gestire le proprie risorse fisiche e caparbi nella voglia di vivere.

Perchè il deserto è un posto inospitale

e proprio perchè devi convivere con le difficoltà,

impari a comprendere quelle degli altri e ad essere ospitale.

Perchè i deserti sono tutti fratelli

ma ognuno è un pò diverso dall'altro,

perchè, perchè....perchè insomma ti prende dentro e poi non ti molla più.

Ed è per questo che nei miei viaggi vedrete spesso delle zone desertiche.


I DESERTI CHE HO VISITATO


WADI RUM - GIORDANIA

Bellissimo, ha dei paesaggi magici dalla sabbia e rocce quasi rosse, hanno girato parecchi film dal più vecchio Lawrence d'Arabia a l'ultimo Dune, e andandoci si capisce il perchè. Organizzato molto bene per il turismo, merita di girarlo in due giorni per godersi il tramonto e l'alba.





WAHIBA SANDS - OMAN

Bellissimo deserto sabbioso, dalle altissime dune dorate, da sempre patria dei beduini che con grande fatica riescono a sopravvivere in quell'ambiente ostile. Questo deserto si estende per circa 200 km da nord a sud e per circa 100 km da est a ovest. Al suo interno vi sono diversi campi tendati in cui è possibile soggiornare.





REGIONE DESERTICA del KARAKALPAKSTAN - UZBEKISTAN

All'interno dell'Uzbekistan c'è la provincia indipendente del Karakalpakstan, per la maggior parte desertica, ricca di fortezze e cittadelle antiche (risalenti intorno al I-IIIsecolo d.c.) che servivano da indicazione perchè le carovane non si perdessero e dove potevano riparare nei loro viaggi lungo la via della seta. E quindi Topraq Kala, Ayaz Kala, Kyzyl Kala, con i ruderi delle mura che sembrano dei suggestivi merletti dei castelli di sabbia come quelli che facevo da bambina. Nel tour completo di un giorno delle 10 fortezze (noi l'abbiamo fatto privato con un taxi) avrete modo di avere una panoramica abbastanza completa del territorio ancora rurale e autentico, ancora poco attraversato dal turismo che si ferma nelle città più famose, ed avrete una immagine di quanto fosse vivo e trafficato questo deserto molti secoli fa.




DESERTO DEL SAHARA - MAROCCO

Il Sahara è il più vasto deserto caldo della terra, e comprende l'area più vasta dell'africa settentrionale; il più ritratto nei film e il deserto per eccellenza del nostro immaginario.

Io per il momento ho fatto la parte del Marocco, ma mi sono riproposta di visitarlo in futuro anche in altri paesi. Bisogna vedere sia l'alba che il tramonto per assaporare al meglio le sinuosità delle sue dune, i cui colori cambiano con la diversa luce del sole.

E poi cosa c'è di meglio che sorseggiare un tè alla menta nel deserto al tramonto!



DEATH VALLEY - CALIFORNIA/NEVADA

La zona desertica in una depressione, con altezze estreme da Badwater Basin che è il punto più basso del nord America a 86 metri sotto il livello del mare, mentre Telescope Peak raggiunge 3.368 metri.

Da maggio a settembre la temperatura di giorno è in media sui 50 °C con dei picchi anche oltre i 54 °C, ricordo che scendendo dall'auto in una giornata torrida a Badwater e passeggiando per alcuni minuti, si sono cominciate a gonfiare le vene nelle mani e tornando subito in auto ho immaginato quanto fosse difficile in passato, per non dire impossibile, giungere vivi attraversandola a cavallo.





DESERTO DELLA PENISOLA MANGYSHLAK-KAZAKISTAN

La regione del Mangystau è una remota suggestiva landa desertica posta nella

depressione ad est del Mar Caspio. Il territorio del Mangystau è un vero e proprio

museo a cielo aperto per le originali formazioni geologiche originate dall’opera

incessante dagli agenti atmosferici, per i tantissimi fossili e per le tante testimonianze lasciate dalla presenza uomini con le incisioni rupestri e le moschee sotterranee, che fanno del Mengystau la più misteriosa delle terre attraverso cui si snodava una delle rotte della Via della Seta. E' un posto che ha veramente qualcosa di magico, con tanta energia, e ti rapisce rimanendoti dentro con l'innesto del gene della nostalgia. Per il momento, e per fortuna è ancora così, si fa con 4x4 e tende, per goderselo al massimo e anche perchè non ci sono strutture nelle vicinanze.












 
 
 

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