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  • lorellasavazzi
  • 17 mag 2024
  • Tempo di lettura: 5 min



Guinea Bissau, non in tanti sanno dove si trovi, confesso che anch'io l'ho scoperta per caso una sera mentre guardavo un percorso in Senegal con google maps, e ad un tratto un pò più a sud, mi è apparso un grande arcipelago di isole di fronte alla capitale Bissau ed intorno un piccolo stato incastrato tra il Senegal e la Guinea. L'ultima colonia che il portogallo ha abbandonato nel1974 dopo una guerra d’indipendenza durata circa 12 anni, un paese con un'alta instabilità politica ed istituzionale, uno tra i paesi meno sviluppati al mondo, dove la diseguaglianza della distribuzione del reddito è tra le più alte del mondo e dove la durata media di vita è di 58 anni con circa il 54% della popolazione che è analfabeta, e vi assicuro che tutto questo si vede.

Un paese con una straordinaria biodiversità, dove tra le sue selvagge e incontaminate isole ogni anno si riproducono migliaia di tartarughe marine, mentre tra le verdi lagune di Orango vivono alcune colonie di ippopotami marini, dove ci sono le coste con i parchi di mangrovie più grandi dell'africa occidentale e con un ecosistema di vitale importanza nell’assorbimento dell’anidride carbonica, nella riproduzione di pesci e molluschi.

Questa introduzione dove uno può pensare di essere in una sterile lezione di geografia, in realtà serve invece per inquadrare a me stessa questa esperienza di viaggio, ad ambientare alcuni sentimenti forti che ho provato, capirne la loro origine in questa mia prima volta in un pezzo d'africa che ritengo ancora autentico e toccato solo in piccolissima parte dal turismo.

Natura

Se andate nell'arcipelago delle isole Bajagos e di Joao Vieira Poilao, non dovete aspettarvi le immagini classiche di isole tropicali da cartolina turistica, ma un ambiente dove la natura è ancora intatta,

dove le bianche spiagge lunghissime lasciano che la foresta e gli alberi di baobab debordino dolcemente su di loro fino a toccare quasi con le radici il mare,

dove lo spettacolo dei tuffi a capofitto nell'acqua delle migliaia di uccelli pescatori ti può incantare per ore fino al tramonto dai colori pastello africani,

dove le maree scoprono per kilometri un bagnasciuga argentato disseminato di piroghe adagiate in secca in attesa che il mare le culli di nuovo e

dove le donne del villaggio colgono l'occasione per raccogliere vongole e granchi nel grande supermercato della natura che ti offre non il superfluo ma il giusto che serve.

I delta dei fiumi sono tappezzati da kilometri di mangrovie che pullulano di vita ospitando svariate specie di pesci ed uccelli, mentre le foreste hanno alberi altissimi e maestosi che sembrano dirti: "ci penso io a proteggerti!"

Ebbene questi paesaggi sono di una bellezza non eclatante ma vera, naturale e sincera, quella bellezza che senza che te ne accorgi, piano piano ti entra dentro insinuandosi tra le pieghe della memoria e creandoti quella dolce nostalgia data dalla mancanza e che si riempie di emozioni e ricordi indelebili.

E con i ritmi dilatati del tempo scanditi dalla natura e dalle maree, la terra si sintonizza col tuo cuore calmandoti dentro,

con quella bellezza dei colori tenui e pastello dei suoi tramonti, ti rende delicato il distacco dalla luce del giorno nell'affrontare il buio della notte,

con la bellezza della nebbia del mattino che avvolge le cime degli alberi chiamata il respiro della foresta e con i tanti suoni diversi che scaturiscono dal risveglio degli animali, senti che la natura è viva e che, se saprai ascoltarla, non sarai mai sola.


Umanità

Questo termine che può essere inteso come condizione umana con tutti i pregi e difetti di tale condizione, oppure come sentimento di comprensione e solidarietà umana, ebbene in questo paese questi significati me li ha evidenziati tutti.

Non posso non cominciare dai bambini che come in tutto il mondo sono stupendi, ma qui hanno una gioiosità particolare e quando ti vedono arrivare nei villaggi corrono con i loro grandi sorrisi per prenderti subito per mano ed accompagnarti, sfoggiandoti fieri come fossi un trofeo verso gli altri bambini che sono rimasti a bocca asciutta, ma che ti seguono comunque nel caso qualcuno ti mollasse la mano per essere pronti a prenderne il posto, questo senza mai litigare od avere uno screzio tra di loro, ma anzi tu sei motivo di gioco e di contentezza anche nel vedersi sul telefono nelle foto che fai insieme a loro.

E pur non parlando la tua lingua, sono svegli ed interagiscono prontamente quando vuoi fare qualche gioco con loro, chiedono il tuo nome per imparare qualcosa di nuovo cercando di memorizzarlo e per poi magari tutti insieme, quando arrivi al mare per riprendere la barca e loro mentre fanno il bagno, urlarlo a squarciagola come hanno fatto con il nome di mio marito Gabriele e salutarci così in modo giocoso.

Purtroppo è un paese estremamente povero e c'è tanta povertà al di fuori delle poche vie centrali asfaltate della capitale, dove vedi sfrecciare i taxi scassatissimi in contrasto con i pochi suv dai vetri oscurati e senza targa (indenni così da multe), ed è una povertà che non credo li faccia morire di fame perchè fortunatamente la natura dà frutta e pesci in abbondanza, in ogni casa non mancano dei polletti o maialini che girano in cortile, però è una povertà intesa come la non possibilità di accesso a beni primari che noi diamo per scontati avere, come l'elettricità e l'acqua potabile in casa perchè se va bene ci sono i pozzi istallati da associazioni italiane al centro dei villaggi e qualche generatore per due ore di luce, dai vestiti che indossano molto spesso sgualciti e bucati e che si vede chiaramente che sono frutto di donazioni dei paesi europei, alle cure per infezioni o malattie comuni che sono affidate a medicinali donati ed agli ospedali per la maggior parte di associazioni italiane e francesi.

Eppure nonostante questo, nonostante i salari da fame dei ragazzini per lavorare nei campi e nelle piantagioni di anacardi, nonostante gli stipendi bassissimi pagati dai cinesi che stanno costruendo le strade in cambio dei diritti di pesca e devastando così le coste come stanno facendo in quasi tutta l'africa,

nonostante questo non ho visto uno chiedere l'elemosina e tutti si danno da fare per vendere qualcosa, le buste dell'acqua potabile fresca, montagne di sandali e scarpe usate ma ancora buone per essere utilizzate, frittelle cucinate su fornelli e pentole portate da casa,

e a volte purtroppo a vendere anche il proprio corpo per pochi dollari come le ragazze belle da sembrare delle regine ma spesso anche minorenni e che vedi girare a braccetto con i maschi bianchi over 50.

Vedere questi bianchi, mi fa prima di tutto schifo e poi mi inonda di una forte sensazione di vergogna per la mia razza sfruttatrice e mi nasconderei sotto terra, ma per fortuna invece quando dici di essere italiana, tutti ti dicono che gli italiani sono brava gente e che stiamo aiutando tanto la loro popolazione con scuole, ospedali, medicinali, pozzi di acqua potabile, e a differenza di altri europei,

tutto senza chiedere nulla in cambio ma con il cuore e questo mi rende molto felice.

Loro hanno tentato di ribellarsi a questo stato di cose, e con una lunga rivoluzione di liberazione che avrebbe dovuto portare il potere ed il controllo nelle mani del popolo, ma la corruzione altissima dei funzionari, i continui colpi di stato hanno tolto loro ogni speranza di riscatto e quasi costringendoli ad affidare il loro miglioramento sociale ad altri sfruttatori economici come i cinesi o a fuggire dal paese verso l'europa.

Questo sentimento di disillusione in un futuro possibile traspare dai loro occhi sinceri e malinconici, e questo per una popolazione dai modi gentili e dai portamenti regali, dai sorrisi nei loro volti spesso bellissimi, è un vero peccato ed un sacrilegio.






 
 
 
  • lorellasavazzi
  • 31 dic 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 9 gen



Quando una cosa dev'essere, le coincidenze ti fanno capire che è il momento di cogliere l'occasione e che devi assecondare l'onda .....ebbene questa cosa va fatta!

Luglio 2018, io, mio marito e mio figlio maggiore sono 7 anni che non facciamo un giorno di ferie a causa di una attività agrituristica iniziata e che nel vortice evolutivo non ci ha lasciato spazio ad altro; il figlio minore invece si trova in California per un dottorato di ricerca che finirà ad ottobre e mi dice: perchè non venite ad agosto a trovarmi intanto che sono ancora qui? ed io rispondo che sarà un pò difficile ma se troviamo un biglietto aereo ad un prezzo buono ( è molto difficile per agosto trovare prezzi buoni all'ultimo) e nel periodo in cui non abbiamo ancora prenotazioni nell'agriturismo, vediamo se si può fare.

La sera stessa finito di servire al ristorante mi metto a cercare i biglietti su internet e il caso vuole che ci siano dei biglietti per San Francisco a 450 euro e proprio nei 12 giorni che avremmo a disposizione liberi, chiedo così a mio figlio maggiore se viene anche lui, faccio due conti, mi dico ma quando ti capita ancora, quindi non esito oltre e prenoto subito.

Incredibile dopo tanti anni facciamo di nuovo un viaggio tutti e quattro insieme come quando i ragazzi erano piccoli, una occasione famigliare rara ora che abbiamo vite da adulti,

da non lasciarsi scappare e che mi carica subito di entusiasmo, tanto che nei giorni successivi dopo il ristorante serale studio fino alle due di notte il percorso da fare ed i posti da poter visitare.

Il giro dei parchi di California, Nevada, Utah ed Arizona è una cosa spettacolare, uno dei tour principe e che se uno appena può deve assolutamente fare almeno una volta,

ed è stato un crescendo di meraviglia e bellezze naturali, oltre che di complicità e divertimento famigliare, con livelli che si toccano in rari momenti della vita.

Arrivati negli Usa partiamo quindi da Livermore al mattino all'alba, il padrone di casa che ospita mio figlio ci carica in macchina da perfetti americani l'ice-chest (un contenitore enorme termico pieno di ghiaccio per le bibite) che si rivelerà fantastico per il caldo dei deserti e scopriamo che nei distributori di benzina o negli hotel e supermercati, insomma ovunque negli Usa si vende il ghiaccio per il ricambio. Ci dirigiamo come prima tappa allo Yosemite Park e non possiamo non soffermarci davanti al Capitano, una montagna così chiamata, storica e molto significativa per gli scalatori di tutto il mondo, di cui mio marito ha visto tanti documentari, e guardando la foto che ritrae noi quattro e che ho ancora sullo sfondo del mio computer, si vede già nei nostri visi la gioia di aver intrapreso questo viaggio famigliare.

Subito dopo ci dirigiamo verso sud-est, attraversando la caldissima Death Valley che comincia a farci rendere conto della vastità dei territori e paesaggi americani, che sono inusuali per noi italiani abituati ad avere invece in poco territorio un concentrato di tutto, ed arriviamo in serata a Las Vegas dove ci aspetta l'albergo ma non solo.

Questa città doveva essere infatti una tappa di transito ed invece grazie ad un'amica che mi ha dato l'idea poco prima di partire, si è rivelata una tappa significativa ed intensa di emozioni.

Sì perchè al mattino ci è venuta a prendere verso le 11 una limousine bianca, siamo saliti e mio marito non sapendo nulla di quanto organizzato mi ha chiesto dove stessimo andando ed io: "A fare un giro turistico nella città vecchia e con la limousine per fare un'americanata." Arriviamo quindi ad una chiesetta che l'autista ci mostra e dove ci indica di entrare, giunti all'interno vediamo fotografie appese di personaggi famosi sposatisi lì e mio marito credendo di fare una visita turistica, rimane stupito quando la segretaria pronuncia i nostri nomi e ci dice Elvis sarà da voi tra 5 minuti.

Sì, abbiamo celebrato la ricorrenza di 35 anni del nostro matrimonio, con i nostri figli come testimoni, con il reverendo che cantava canzoni di Elvis Presley e con mio marito che non sapeva avessi organizzato tutto questo. Ebbene se mi credete, abbiamo pianto dalla commozione, riso come i matti e cantato Viva Las Vegas fino a sera, insomma una grande e memorabile giornata per festeggiare la nostra famiglia!

Comunque, sappiate che tutto quello che avete visto in telefilm o film ambientato in Usa, anche se può sembrare finzione scenica invece no, la realtà è così e a volte li supera, e pertanto quando attraversi le sue pianure sconfinate, i suoi villaggi o le città, hai continuamente l'impressione di essere dentro un film.



Dopo questo festeggiamento in pure stile Las Vegas, iniziamo il viaggio attraverso i parchi, ogni giorno uno sempre più bello ed emozionante del precedente, percorrendo tanti kilometri su queste strade lunghissime a perdita d'occhio e che attraversano questi paesaggi infiniti, con una vastità tale che ti riempie e avvolge l'anima, ed hai gli occhi che non si stancano mai di cogliere le sfumature dei colori delle rocce che durante la giornata cambiano continuamente colore con il sole, sotto quei cieli con le nuvole da cartolina.

Iniziamo partendo da Las Vegas con Zion Park.



A Bryce invece siamo arrivati al mattino presto e quando dopo aver parcheggiato ci è apparso il sentiero che scendeva dentro i canyon, è venuto spontaneo dire in coro "Wow, ma che posto incredibile è! " Bellissimo, abbiamo fatto un percorso di circa tre ore, continuando a gustare tanta bellezza ad ogni passo.



Arches, con l'arco simbolo dello Utah, questo parco ha un fascino tutto particolare ed è molto bello paesaggisticamente anche solo attraversarlo in auto.







Grand view point overlook e Mesa Arch, fanno parte insieme ai point view delle foto sotto, del Canyonlands park, spettacolare e talmente bello che in ogni fermata stavamo a guardare a lungo ed in silenzio il paesaggio. Questa vastità incredibile ti avvolge e ti prende con questo territorio stratificato bellissimo, la meraviglia attraversa gli occhi e si insinua depositandosi nelle pieghe della mente, per poi ricattarti quando vuoi andartene, non riuscendo più a fare a meno dello sguardo di tanta bellezza.







Green river overlook e Dead horse point, mi sono innamorata di questo posto quando ho visto la scena finale del film Thelma e Louise, ho cercato dove fosse la location in cui era stato girato e quando sono arrivata mi sono commossa da tanta bellezza.





Monument valley. Quando cresci guardando film western, la Monument Valley rappresenta nell'immaginario tutto quel mondo di sogni da bambina, ed Ennio Morricone ha fatto la colonna sonora di questo immaginario rendendolo ancora più poetico.

Quindi dovevo entrarci così, come si vede e sente dal video, e confesso che io e mio marito ad un certo punto ci siamo guardati ed avevamo entrambi i lacrimoni che scendevano.






La meraviglia di Antelope Canyon con i due canyon che il tempo e l'acqua piovana hanno scavato e modellato, distanti circa 7 kilometri uno dall'altro e sono gli itinerari lower e upper. Queste fenditure sono state scoperte cento anni fa ma erano già conosciuta dagli antichi Navajo per i quali erano un luogo spirituale. Essi, infatti, ritenevano che entrare qui fosse una vera e propria esperienza religiosa che richiedeva una giusta preparazione di spirito.

Sono di una bellezza incredibile soprattutto nelle ore centrali della giornata dove i raggi solari entrando evidenziano le sfumature della roccia, ad ogni curva del percorso ti si rivelano delle insenature di questa roccia friabilissima e che da vedere sembra seta.



Grand Canyon, un classico, molto bello soprattutto al tramonto.



Sulla strada di ritorno non potevamo non fare un pezzo della mitica Route 66 che partendo da Chicago ed arrivando a Santa Monica, carica di storia attraversa quasi tutti gli Usa.

Ed è stato emozionante sentire suonare degli arzilli ottantenni che suonavano insieme da più di mezzo secolo.



Visto che il figlio più giovane ha giocato a baseball fin da bambino e noi l'abbiamo seguito in tante partite, non potevamo non concludere con una visita nella bella San Francisco ed assaporare il momento della famiglia americana che si guarda la partita allo stadio.




Abbiamo percorso tanti kilometri su questi rettilinei di asfalto che sembrano tracciati con un pennello su paesaggi infiniti e rocciosi, sgranocchiando patatine e carne essiccata con le bibite gelate della nostra ice-chest, ascoltando le musiche country o blues o rock delle stazioni radio locali, chiaccherando o più spesso ridendo per le stupidate dette da uno e dall'altro, ed egoisticamente avrei voluto che il tempo si fermasse lì, che questo viaggio non finisse mai.

Ma la vita non può, purtroppo ma anche per fortuna, fermarsi, va avanti sia che tu lo voglia o meno.

Ed ecco perchè bisogna cogliere l'attimo e non lasciarsi scappare certe occasioni, con momenti di unione e felicità che ti rimarranno dentro per sempre, come un bottino rubato alla vita e che servirà a coccolarti e ristorarti nei momenti un pò più tristi e dove avrai bisogno di spenderlo per tirarti sù.




 
 
 
  • lorellasavazzi
  • 19 nov 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 24 nov 2023



Ragazzo e ragazza marocchini a Tifnit.


Questo paese per me rappresenta la scoperta e la prima volta di alcune cose di cui mi sono innamorata e che se posso cerco nei viaggi che faccio e nella vita quotidiana.

La storia con il Marocco inizia 48 anni fa, quando in un viaggio in camper con la mia famiglia in Spagna (la prima volta per me all'estero e tutta una meraviglia) arrivati allo stretto di Gibilterra, mio padre decide di attraversarlo per passare un paio di giorni a Tangeri in Marocco. Oggi sembra semplice, si prende un aereo a poco prezzo ed in poco più di tre ore sei lì, ma allora per una dodicenne di provincia, il Marocco era molto esotico e lontano e non solo per kilometri, ma soprattutto per costumi di vita totalmente diversi. Allora le facce che conoscevo erano solo quelle dei compaesani lombardi ed immaginate cosa significasse invece arrivare con la nave in una terra e sbarcando vedere le persone vestite come forse in qualche film avevo visto, o i cammelli i cui disegni erano sull'enciclopedia Conoscere. Pensate per una che al massimo era andata in città come Mantova o Parma, entrare invece in una Kasbah e camminare per le vie intricate del suk piene di negozi con l'enorme quantità di merce colorata appesa ed esposta, piena di persone che avevano pelle, fisionomie e vestiti diversi, e vi confesso che ero tra lo stupito e lo spaurito, e ogni tanto guardavo mio padre che mi teneva per mano e che mi aveva detto poco prima di non mollarla mai, ma che mi sembrava molto tranquillo e seguiva incuriosito la guida che aveva ingaggiato per portarci in giro.

Bene, noi non eravamo certo esploratori, ma quel mondo era del tutto nuovo, c'era la curiosità e tutti i sensi a mille, ma anche i sensori dell'autodifesa attivati dall'imprevedibilità dello sconosciuto, e per una ragazzina quale ero io, la sensazione che ho avuto in quel momento presumo fosse molto simile agli esploratori o viaggiatori dell'antichità e mi è rimasta dentro come una esperienza molto importante, sfociando in un amore particolare per questi paesi.


Suk di Tarfout.


La seconda volta che sono andata in Marocco è stato a gennaio 2019 e ci siamo trovati io e mio marito, con mio figlio più giovane che arrivava dalla Danimarca dove allora viveva, per fare insieme una vacanza on the road.

Bene il primo giorno a Marrakech, al tramonto siamo in piazza e decidiamo di andare a bere un tè sulla terrazza di un bar per ammirare dall'alto questo spettacolo. Sotto ci sono tantissime bancarelle che vendono di tutto, da oggetti vari a succhi di frutta spremuti al momento, alla carne alla griglia, e la musica che viene dalle loro postazioni si incastra con quella degli incantatori di serpenti che suonano i flauti, o con i richiami di alcuni che suonano i tamburi, oppure altri che urlano e ti chiedono se vuoi fare una foto con le loro scimmie. Ebbene questa bolgia di colori, musiche e suoni, se dal basso dà la sensazione di una gran confusione, vista invece dall'alto dà l'idea di una caleidoscopica mescolanza ed è uno spettacolo unico, soprattutto con il tramonto e la torre sullo sfondo. Inoltre il fatto che fossimo li, ad ammirare questo quadro di tripudio di umanità diverse, noi stessi come famiglia provenendo un pò dall'Italia ed un pò dalla Danimarca, mi ha dato proprio la sensazione che i confini potrebbero benissimo essere abbattuti, perchè se li è posti solo l'uomo con i suoi egoismi, e sono anche limiti mentali che ci fanno male, perchè la terra è un'unica e grande casa per l'uomo.

Comunque con questi sentimenti in corpo, sento per la prima volta in vita mia partire la preghiera che viene divulgata attraverso i megafoni all'esterno della vicina moschea, e questa preghiera si intreccia con le preghiere che provengono da altre moschee più lontane, e noi seduti a sorseggiare un tè alla menta su quella terrazza ad ammirare questa piazza che viene accarezzata dolcemente da questi canti religiosi mentre il cielo va infuocandosi, insomma vi confesso che solo al ricordo ho ancora la pelle d'oca.

L'emozione è stata talmente bella ed intensa, che ogni volta che sono in viaggio nei paesi mussulmani, amo sentire al tramonto queste preghiere cantate arrivare dalle moschee e mi fermo ad ascoltarle, ad ammirare e a gustarmi il paesaggio che ho attorno perchè molto spesso è in perfetta armonia con questo canto.


Piazza Jamaa el Fna a Marrakech


Sempre in questo viaggio c'è stato l'incontro con la sabbia del deserto e le sue dune.

Del mio amore per i deserti ne ho già parlato in un altro post

https://www.ilmondoeilmioresort.com/post/perche-i-deserti ma è in Marocco dove ho preso il mio primo tè nel deserto, dove cavalcando un cammello ho visto le sinuose dune all'alba prendere piano piano i colori tenui del pastello o accendersi quasi infuocandosi nel tramonto. E nel terzo viaggio di quest'anno, per la prima volta ho cantato e ballato tra le dune di sabbia, mescolata insieme a tanti ragazzi con il copricapo tuareg e ragazze in vestiti tradizionali, saltando a ritmo della musica berbera insieme a loro per due giorni nel festival a Taragalte alle porte del deserto Sahara. Ora, mi è successa la stessa cosa anni fa in Brasile partecipando al carnevale di strada a Salvador, la musica popolare è di solito espressione profonda di un luogo e quindi quando ti capita di cantare e ballare in mezzo alla gente del posto, sentire la loro stessa gioia che dà la musica, seguire questi ritmi che piano piano diventano piacevolmente sempre più famigliari, non so ma cambia totalmente il tuo rapporto con quel paese, diventa più intimo e si crea un legame speciale, per me è stato così con il Brasile ed ora lo è anche con il Marocco.


E parlando di amori a prima vista, sempre in Marocco si è invece rinnovato un amore lungo 40 anni, a Legzira, su una delle spiagge più romantiche e poetiche che mi sia capitato di vedere, con il testimone di nozze di quel lontano matrimonio presente lì ancora oggi, con una conchiglia trovata in spiaggia come anello, con tanta strada percorsa insieme a mio marito e si può dire anche nel vero senso letterale della parola. Ho voluto iniziare questo post con la foto di due giovani ragazzi marocchini sulla spiaggia di Cap Tifnit ed immaginare che sicuramente c'è un'amicizia e chissà forse un futuro amore in erba, e concludere con due datati "ragazzi" italiani sulla spiaggia di Legzira, che hanno passato tanti anni insieme. L'amore è questo filo che lega tutto e per me non ha confini perchè è uguale in tutta la terra, ma nemmeno ha un'età perchè è un modo di vedere la vita ed il mondo.

La mia storia con il Marocco continua, perchè sicuramente in questa terra ci saranno ancora altri viaggi e probabilmente altri amori a prima vista.




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